Il lancio del disco fu disciplina antichissima molto amata dai greci, che la praticarono fin dai tempi di Omero.
I numerosi reperti vascolari e plastici di cui disponiamo ci consentono di conoscere non solo le dimensioni dell’attrezzo ma anche le varie fasi della tecnica di lancio: il disco poteva essere di pietra o di metallo (ferro, bronzo, rame) con un diametro di 22 cm (non mancano tuttavia esempi di maggiori dimensioni) e poteva pesare da 1250 gr. fino ai 5000 gr. degli esemplari per uso votivo.
Il lanciatore si posizionava nella pedana di tiro, detta balbis, e, impugnato il disco, tendeva il braccio all’indietro per un quarto di giro, si ripiegava su se stesso per alzarsi di scatto con tutta la persona e scagliava l’attrezzo in avanti.
Si gareggiava al meglio di cinque lanci e le misure raggiunte variavano a seconda del peso del disco: sappiamo che un certo Faillo di Rodi scagliò il disco a 95 piedi, circa 28 mt, ma il discobolo Flegia lo mandò oltre il fiume Alfeo, cioè a circa 55/60 mt, evidentemente con un disco più leggero.